Ilaria Serati, «Una raccolta di scielti ritratti». Giacomo Carrara, Fra’ Galgario, Giacomo Locati e una suite calcografica mai realizzata, 2024, pp. 100.
La Strenna dell’anno 2024 è dedicata a due illustri personaggi bergamaschi: il conte Giacomo Carrara (1714-1796) e il pittore Vittore Ghislandi detto Fra’ Galgario (1655-1743). In particolare, viene ripercorso il tentativo, fortemente desiderato da Carrara, di stampare e divulgare una serie di incisioni che avrebbero dovuto riprodurre alcuni celebri ritratti eseguiti dal Galgario. L’idea, purtroppo, non fu realizzata e rimase allo stato grafico, come testimoniano due nuclei di disegni conservati presso l’Accademia Carrara, eseguiti in diversi momenti: il primo gruppo, a penna e inchiostro rosso acquarellato, è riconducibile a Giacomo Locati, pittore a cui Carrara era solito commissionare copie di dipinti; il secondo, ottocentesco, fu verosimilmente realizzato a scopo didattico, nell’ambito del maestro dell’Accademia Giuseppe Diotti. Passando in rassegna questo corpus e riconducendo i disegni al modello pittorico, viene ricostruito il catalogo ipotetico delle incisioni che, nell’intenzione del collezionista, avrebbero celebrato tanto la propria raccolta quanto la stessa città.
Matteo Rabaglio, Bergamo città del jazz con 38 fotografie inedite di Luisa Cairati, 2023, pp. 102
«Ci vuole il jazz catastrofico e divertente» scriveva il Giornale di S. Pellegrino nell’estate del 1927. Certo non può essere casuale che da oltre mezzo secolo Bergamo ospiti uno dei più longevi e autorevoli festival nazionali, il Bergamo Jazz Festival: quello che unisce Bergamo al jazz è un legame documentato fin dagli inizi degli anni venti del Novecento, quando le band animavano feste e serate in alberghi alla moda, in città come in provincia; a San Pellegrino in Valle Brembana, per esempio, dove le proprietà termali delle acque avevano fatto della cittadina il ritrovo estivo di una clientela mondana e cosmopolita in cerca di svago e divertimento. Al termine delle iniziative previste dalla nostra associazione per l’anno della Capitale Italiana della Cultura 2023, Archivio Bergamasco ha voluto evidenziare come la cultura del jazz sia profondamente radicata nella nostra provincia, dedicando la consueta Strenna natalizia agli scatti di Luisa Cairati, fotografa del jazz, di cui ricorre quest’anno il novantesimo della nascita, avvenuta a Pontida il 24 luglio 1933, sensibile interprete dei momenti più rilevanti delle performance jazzistiche.
Dario Personeni, Bergomum, Pergamum, Bergamo. Realizzazioni grafiche di un toponimo attraverso i secoli, 2022, pp. 64
Bergamo è stata nominata, con Brescia, capitale italiana della cultura 2023. Per celebrare quest’importante evento si è deciso di dedicare la Strenna di Archivio Bergamasco ad un argomento finora mai trattato: le modalità attraverso cui il toponimo urbano, di antica origine celtica, è stato reso dal punto di vista grafico, con il variare del tempo e degli usi scrittori. Un percorso affascinante, quello che si propone al lettore, che tenta di offrire squarci di storia della scrittura occidentale seguendo un unico nome, in lettere maiuscole o minuscole, in forma estesa o abbreviata, scolpito nella pietra o nel marmo, vergato con penna e inchiostro su fogli di pergamena o di carta, oppure adoperato come filigrana, in sigla, per contraddistinguere il luogo di produzione del supporto scrittorio. Alcune delle testimonianze selezionate, inoltre, ci parlano di personaggi che hanno lasciato un segno indelebile nella cultura cittadina, come Lorenzo Lotto e Gaetano Donizetti
Eleonora Gamba, Cento immagini per cento canti. L’edizione illustrata della Commedia dantesca per i tipi di Bernardino Benali e Matteo Capcasa, Venezia 1491, 2021, pp. 68
La Commedia di Dante conobbe una fortuna costante sin dai primi anni della sua circolazione manoscritta; precoce fu anche la trasmissione nella forma del libro tipografico. Venezia, centro di riferimento della neonata tipografia italiana, diede il contributo maggiore, con otto edizioni incunabole fra il 1472 e il 1497. A quest’ambito lagunare appartiene la Commedia stampata il 3 marzo 1491 dal bergamasco Bernardino Benali e dal socio parmense Matteo Capcasa, detto anche Codecà; a glossa dell’opera veniva riproposto anche il fortunatissimo commento di Cristoforo Landino. Ciò che rese questa una delle più famose edizioni quattrocentesche è il fatto che fu la prima a essere dotata di un apparato iconografico completo e corretto: Benali e Capcasa realizzarono un vero e proprio ciclo illustrativo di cento silografie preparate ad hoc, nelle quali è stata riconosciuta la mano di un anonimo artista noto come Maestro di Pico, attivo a Venezia nella seconda metà del Quattrocento prima come miniatore di manoscritti e decoratore di esemplari a stampa e infine come disegnatore di silografie. Cento illustrazioni, una per ogni canto della Commedia: tre tavole a piena pagina introducono ciascuna una cantica, mentre vignette più piccole sono poste in apertura di ciascun canto. Completano l’apparato decorativo le belle iniziali silografiche, di dimensioni maggiori all’inizio dei canti, più piccole all’interno del commento landiniano.
Lorenzo Mascheretti, Le tarsie di fra Damiano Zambelli nel coro di San Bartolomeo a Bergamo, 2020, pp. 72.
Le tarsie che si ammirano nel coro seicentesco della chiesa di San Bartolomeo a Bergamo risalgono al XVI secolo e furono realizzate dall’intarsiatore domenicano fra Damiano Zambelli. In origine erano installate nei banchi commissionati da Alessandro Martinengo Colleoni per arredare la cappella maggiore della scomparsa chiesa dei Santi Stefano e Domenico, di cui il capitano era patrono. I documenti consentono di datare la realizzazione dei banchi all’inizio degli anni venti del Cinquecento, quando è attestata una intensa attività dell’impresa zambelliana: la commissione rappresenta l’ultimo passaggio di una complessa operazione di rinnovamento dell’altare maggiore dell’antica chiesa domenicana, iniziato alcuni anni prima con la pubblicazione della monumentale Pala Martinengo di Lorenzo Lotto. Come è documentato dalle fonti, i cartoni preparatori delle tarsie di fra Damiano furono forniti da alcuni pittori-architetti di area milanese: il loro coinvolgimento può essere motivato considerando le relazioni socio-culturali che legavano Bergamo al ducato di Milano tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento.
La strenna presenta in una nuova veste la serie fotografica completa e in alta definizione del ciclo intarsiato di fra Damiano Zambelli, corredata da testi di Lorenzo Mascheretti.
Simone Facchinetti, Un bergamasco a New York. Moroni alla Frik Collection, Bergamo, Archivio Bergamasco, 2019, pp. 26. Non in commercio.
Archivio Bergamasco ha celebrato nel 2019 il 40° di fondazione. Tra le iniziative promosse il convegno tenuto nella Sala Ermanno Olmi nei giorni 8 e 9 novembre: Bergamaschi in viaggio tra Cinquecento e Novecento. La scelta del tema è stata in parte ispirata da una felice metafora: la ricerca quarantennale compiuta dal Centro studi su documenti, libri e fonti materiali della storia e della cultura è stata e continua ad essere un meraviglioso viaggio nel tempo, sorprendente e istruttivo. Al convegno sono state presentate relazioni su artisti, letterati, professionisti, religiosi, viaggiatori che per motivi di studio, di lavoro, per necessità o per l’urgenza di realizzare un ideale hanno lasciato testimonianze sui luoghi visitati e sulle esperienze vissute. Sulla scia dei consensi che il convegno ha ricevuti e degli interessi suscitati non poteva esservi dono più conveniente e gradito, come strenna 2019, della relazione e delle immagini di un viaggio originalissimo, quello compiuto nei primi mesi del 2019 da uno dei più celebri pittori della nostra terra, Giovan Battista Moroni, ospite a New York della prestigiosa Frick Collection, dove i moltissimi visitatori che lo hanno incontrato e conosciuto, sorpresi e meravigliati, ne hanno ammirato le straordinarie qualità di grande ritrattista. Archivio Bergamasco è grato al Presidente, al Consiglio, al Direttore della Frick Collection per aver concesso con liberale spirito di condivisione la pubblicazione delle immagini di Moroni a New York
«Il mondo così non va». Viaggio nel beat bergamasco, a cura di Matteo Rabaglio, 2018,
pp. 28.
La Strenna per l’anno 2018 ripercorre il movimento beatbergamasco, attraverso le immagini e i testi di grup-pi musicali e singoli artisti (I Chiodi, Gene Guglielmi, Luciano Ravasio, Gli Squali 66 e Viva la gente!) che sa-bato 17 novembre, presso l’auditorium di Borgo Santa Caterina, nell’ambito della giornata di studi Attorno al Sessan-totto. Alle radici del movimento di protesta degli anni sessanta nel Bergamasco, hanno riproposto le canzoni dell’epoca, contribuendo a rileggere un’importante pagina, e non solo musicale, della storia degli anni sessanta del Novecento a Bergamo. Musiche e parole, oggi, assumono un valore documentario, ripercorrendo le istanze di rinnovamento di una generazione. Nelle sonorità e nei testi si avverte la ‘protesta’ contro affaristi tronfi e frivoli, contro i signori della guerra e contro i perbenisti che deridevano i capelli lunghi e un look scanzonato e informale.
Il 10 settembre 1954, nel centenario della morte, la Biblioteca Civica di Bergamo venne intitolata al cardinale Angelo Mai, paleografo, filologo e bibliotecario di fama mondiale. L’allora cardinal Roncalli venne invitato dal Comitato per le Celebrazioni ad aprire con un discorso commemorativo il Congresso di studi filologici presso il Palazzo della Ragione. Sulla scorta del Diario del futuro pontefice Giovanni XXIII e delle testimonianze fotografiche degli studi Wells e Gentili conservate nelle cartelle dell’Archivio Comunale di Bergamo, il volumetto ripercorre i cerimoniali di quel venerdì 10 settembre; le fotografie accompagnano le note di Roncalli come un racconto per immagini.
La «vera narratione» del disastroso incendio della fiera Bergamo 1591, a cura di Gloria Camesasca, 2016, pp. 86, € 10,00.
Secondo un’antica usanza, attestata già in documenti del X secolo, ogni anno a Bergamo sul cosiddetto Prato di Sant’Alessandro, dove oggi sorge il Centro piacentiniano (Tribunale, Banca d’Italia, Camera di Commercio), si teneva una grande fiera in occasione della festa patronale di sant’Alessandro, il 26 agosto. Molti mercanti e artigiani giungevano in città per vendere le loro merci e si radunava una folla di curiosi e di possibili acquirenti attratti dalla manifestazione. La gestione economica della fiera era affidata dalle pubbliche autorità all’Ospedale Grande di San Marco, che ne traeva buone rendite. Nella notte tra il 24 e il 25 agosto 1591 scoppiò un violento incendio che, iniziato nella bottega dello speziale Tom-maso Orio, in poco tempo si propagò distruggendo le strutture di legno che annualmente venivano allestite per l’esposizione dei prodotti. A soli quattro giorni dall’evento il tipografo ed editore Comino Ventura stampò un opuscolo anonimo, che si configura come una sorta di instant book ante litteram: in esso vengono narrati dettagliatamente gli eventi, i danni subiti dai mercanti, gli episodi di sciacallaggio e i severi provvedimenti delle autorità, oltre a una minuziosa descrizione delle strutture della ‘fiera in legno’.