Ricerche sulle comunità del Bergamasco tra tarda Antichità e alto Medioevo (secoli IV-X), atti del Convegno di studi, Bergamo 6 novembre 2021, a cura di Gian Pietro Brogiolo, Giosuè Bonetti e Matteo Rabaglio, 2022, pp. 260, 20,00€
Le ricerche sulle comunità rurali del Bergamasco tra la tarda Antichità e l’alto Medioevo sono state l’oggetto del convegno di Archivio Bergamasco tenutosi nel novembre del 2021 con la collaborazione del Civico Museo Archeologico di Bergamo. Negli ultimi decenni le comunità bergamasche tardoantiche e altomedievali sono state indagate con l’utilizzo delle fonti scritte, oggetto di sistematiche edizioni critiche, e con gli strumenti dell’archeologia stratigrafica. Tra i temi valorizzati, gli insediamenti di capanne impostati sulle ville romane; le tombe longobarde, con corredi che paiono identificare un gruppo sociale elitario rispetto a individui subordinati; le chiese e le architetture residenziali in pietra; le miniere e lo sfruttamento della montagna; l’allevamento del bestiame e le risorse non solo alimentari da esso assicurate. I ritrovamenti, particolarmente fitti anche grazie ai recenti interventi per le grandi opere, ci restituiscono un’idea della densità e della continuità di un popolamento – e delle relazioni ancora poco note tra pianura e montagna – che nelle aree geologicamente più stabili e favorevoli sembra talora svolgersi senza cesure dall’età del Ferro. Ne emerge un paesaggio frammentato ma vivace di villaggi, necropoli, chiese e castelli: elementi strutturali rispetto al contesto, costituito da paesaggi produttivi, proprietà e modalità di gestione della terra, scambi commerciali anche ad ampio raggio, che ancora in gran parte ignoriamo.
Bergamaschi in viaggio tra Cinquecento e Novecento, Atti del Convegno per il quarantennale di Archivio Bergamasco, 8-9 novembre 2019, a cura di Matteo Rabaglio e Giosuè Bonetti, 2020, pp. 456, € 20,00.
«Dimmi dove sei stato errando, a quali paesi sei giunto…», chiede Alcinoo a Odisseo invitandolo a narrare le peripezie vissute lungo le coste del Mediterraneo. Viaggiare, narrare, ascoltare; e ritornare. L’eroe omerico, il viaggiatore per eccellenza, è alla radice della cultura occidentale non solo perché ha visto e cercato l’altro ma perché ce l’ha raccontato; e al pari di lui il re dei Feaci, con il suo desiderio di conoscenza, la sua disposizione all’ascolto. Il viaggio è il tema scelto per celebrare i quarant’anni di Archivio Bergamasco (1979-2019), come allegoria di un lungo percorso nella storia e nella cultura di Bergamo. Bergamaschi in viaggio tra Cinquecento e Novecento narra di quindici itinerari percorsi da pittori, architetti e scultori, musicisti, letterati e professionisti, religiosi e missionari, esploratori avventurosi e giovani di buona famiglia. Per motivi di studio o di lavoro, per urgenza ideale o per desiderio di conoscenza, essi hanno percorso le vie del mondo: dalla Roma dei papi alla nascente democrazia americana, dalle cime delle Ande ai deserti coloniali, dalla Russia zarista alla Cina prerivoluzionaria; e ci hanno lasciato documentazioni diverse – lettere e diari, dipinti e fotografie, testi letterari e documenti tecnicoamministrativi – che mentre ci parlano di luoghi ed esperienze lontane ci testimoniano della forza delle proprie radici, paradigma di tutte le esperienze e di tutti i luoghi.
Attorno al Sessantotto. Alle radici del movimento di protesta degli anni Sessanta nel Bergamasco, Atti del Convegno, 17 novembre 2018, a cura di Barbara Curtarelli, 2019, pp. 288. Esaurito.
Archivio Bergamasco nella giornata di studi Attorno al Sessantotto ha presentato i risultati di una prima ricostruzione d’insieme di tale pe-riodo nella realtà bergamasca, finora mancante, recuperando le fonti scritte e orali disponibili. L’arco cronologico coperto dall’indagine è il quadriennio 1967-1970, nel quale sono ricon-ducibili l’incubazione, l’esordio e i primi svilup-pi del movimento. Nonostante differenze anche cospicue al suo interno, esso mantenne fino al 1970 un profilo sostanzialmente unitario, una sua organizzazione autonoma rispetto a gruppi e partiti politici e un saldo riferimento ai con-tenuti e alle tematiche tipici del ‘Sessantotto globale’. Senza inseguire letture riduttive o de-monizzanti, si è cercato di analizzare, in un ambiente come quello bergamasco permeato dal rinnovamento giovanneo la complessità della protesta studentesca e operaia degli anni ses-santa e il progetto di un mondo nuovo, evitando di abbracciare interpretazioni deformanti di un 1968 riletto a posteriori tramite le lenti di ingrandimento degli ‘anni di piombo’, anni che negarono molte delle istanze di un Sessantotto che fu anzitutto antiautoritario, libertario e pacifista e non l’anticamera del terrorismo.
Alle radici del movimento sociale cattolico bergamasco, Atti del Convegno nel 140° anniversario della nascita del movimento sociale cattolico, 2 dicembre 2017, a cura di Alessandro Angelo Persico, 2018, pp. 288, € 15,00.
Il quarto convegno nazionale dell’Opera dei congressi, svoltosi nell’autunno del 1877, fu il battesimo dell’associazionismo cattolico orobico. Gli episcopati di Camillo Guindani (1879-1904) e Giacomo Maria Radini Tedeschi (1905-14) ramificarono l’associazionismo in tutta la diocesi. Alle sfide del progresso, in una provincia rurale, il cattolicesimo bergama-sco rispose costruendo organismi d’assistenza, creditizi e sindacali, coordinati nel Comitato diocesano dell’Opera. Circoli giovanili, casse rurali, società di mutuo soccorso, senza di-menticare la scuola, le congregazioni religiose e iniziative come il Piccolo Credito e «L’Eco di Bergamo», interpretarono la modernizzazione provinciale in armonia con la tradizione religiosa e la devozione popolare. Questo dinamismo si spinse poi sul terreno amministra-tivo, attraverso una difficile intesa con i liberali. La partecipazione democratica favorita dal cattolicesimo, moderando il non expedit, accompagnò la maturazione civile della provincia, favorendo così l’incontro fra masse e Stato risorgimentale
Il dissenso religioso a Bergamo nel Cinquecento, Atti del Convegno, 28 ottobre 2017, a cura di Giulio Orazio Bravi, 2018, pp. 182,
€ 10,00.
La diffusione nel Bergamasco delle nuove istanze che propugnano una radicale riforma del-la Chiesa è favorita da tre fattori: dalla vicinanza del territorio alla Valtellina e alla Svizzera, terre in cui il culto riformato è liberamente praticato e con le quali Bergamo intrattiene intensi rapporti commerciali e culturali; dall’urgente esigenza, avvertita da laici, da membri di congregazioni religiose e dallo stesso vescovo Vittore Soranzo, di un profondo rinnova-mento della Chiesa, capace di porre rimedio a malcostume, abusi, ignoranza, superstizioni; da una viva e radicata cultura libraria ispirata all’umanesimo, presente in Città grazie all’at-tività di maestri e all’apertura di scuole pubbliche. Il dissenso religioso tocca in Bergamo a metà del secolo il momento di massima manifestazione, per scemare nella seconda metà del Cinquecento, quando l’applicazione rigorosa dei decreti del Concilio di Trento e la ferma repressione inquisitoriale tolgono possibilità di voce a ogni forma di opposizione. Questo volume approfondisce il contesto storico in cui maturano in Bergamo fenomeni di etero-dossia e analizza la presenza in Città e nel contado di uomini e gruppi aderenti alle nuove dottrine, mettendone in evidenza l’origine sociale, la professione, le pratiche di lettura, gli ideali coltivati, l’esito dei loro drammatici destini, documentati nelle carte dell’Inquisizione conservate negli archivi di Bergamo, Venezia e Roma
Bergamo nell’epoca della neutralità. Agosto 1914-maggio 1915, a cura di Matteo Rabaglio e Giosuè Bonetti, Atti della giornata di studi, 7 novembre 2015, pp. 312, € 18,00.
A differenza delle altre nazioni scese in battaglia già nell’agosto 1914, l’Italia fu l’unica potenza che poté permettersi di non intervenire perché non aggredita; l’iniziale scelta neutralista del Governo Salandra fu ampiamente condivisa, riflettendo sentimenti e preoccupazioni della maggioranza dell’opinione pubblica. Il prolungarsi della guerra, già a poche settimane dallo scoppio delle ostilità, erose tuttavia questo iniziale consenso suscitando un dibattito che vide per la prima volta protagonisti i grandi movimenti di massa, cattolici e socialisti, in un paese fino a quel momento dominato dai notabili, dalla borghesia liberale, e solo da poco avviato al suffragio universale maschile. Il volume raccoglie gli atti della giornata di studi promossa il 7 novembre 2015 in occasione del primo Centenario della Grande Guerra; viene qui presentato per la prima volta uno spaccato della vita provinciale durante i mesi del neutralismo italiano, attraverso una serie d’interventi che, da diverse prospettive, compongono una sintesi del dibattito che animò cultura e società fra l’agosto del 1914 e l’ingresso nel conflitto. Queste le relazioni pubblicate: Fulvio Cammarano, La prassi neutralista in Italia 1914-1915; Goffredo Zanchi, La posizione dei cattolici di fronte alla guerra; Giovanni Scirocco, Il neutralismo socialista; Gianluigi Della Valentina, Il rimpatrio degli emigrati; carità civile e dignità nazionale; Giampiero Valoti, Interventi pro rimpatriati. La carrozzabile Nembro-Selvino; Valentina Colombi, L’interventismo a Bergamo sul filo delle generazioni; Paolo Barcella, Ugo Frizzoni: medico, socialista e neutralista; Ivano Sonzogni, Liberali e radicali tra silenzi neutralisti e convegni interventisti; Alessandro Angelo Persico, In attesa della guerra, pregando per la pace. Neutralismo, vita parrocchiale e devozione popolare nella diocesi bergamasca; Matteo Rabaglio, “Oggi sono danzata ad un eroe”. Immagine e senso della guerra nella pubblicistica bergamasca; Rodolfo Vittori-Matteo Rabaglio, La prassi neutralsita a Bergamo.
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno tenuto a Bergamo in occasione del quarto centenario della nascita di Donato Calvi, agostiniano bergamasco, letterato, storico e teologo, priore per lungo tempo del Convento di Sant’Agostino in Bergamo e fondatore, nel 1642, dell’Accademia degli Eccitati. Intellettuale poliedrico, la figura del Calvi è stata a lungo sottodimensionata dalla cultura bergamasca, forse perché rappresentante di un secolo, il Seicento barocco, prima fondamentale tappa verso la modernità, che ancor oggi fatica a liberarsi dai pregiudizi sedimentati nel tempo.
Bibliofilo e lettore onnivoro, come testimonia la sua ricca biblioteca, aggiornatissima anche per quanto riguarda il panorama letterario coevo, fu autore di importanti opere ancor oggi imprescindibili per lo studioso che voglia affrontare le vicende della storia bergamasca: Scena letteraria degli scrittori bergamaschi, 1664; Campidoglio de guerrieri, et altri illustri personaggi di Bergamo, 1668; Effemeride sagro profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, 1676-1677, opere condotte con metodo rigoroso e, per l’epoca, innovativo. Nel compilare l’Effemeride, l’opera sua più famosa, inviò questionari ai parroci, ai priori dei conventi, alle famiglie nobili del territorio, miranti a ottenere informazioni sulle loro vicende storiche e peculiarità; esplorò archivi e fonti bibliografiche con sistematicità; ma non disdegnò, secondo il gusto del suo tempo, di assecondare un’attitudine personale al fantastico e al meraviglioso con notizie e descrizioni che sono per noi oggi preziose testimonianze di storia della mentalità e del folklore.
Sue furono le invenzioni dei «simboli e gieroglifici», come egli stesso li ebbe a definire, degli affreschi di Palazzo Moroni, poi realizzati dal pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli, ed il cui significato venne spiegato nel volume Le misteriose pitture del Palazzo Moroni, edito ne 1655. Pose attenzione alla musica, interessandosi alla progressiva diffusione dell’organo nelle chiese parrocchiali e all’esecuzione del canto sacro da parte delle monache; studiò i musicisti del suo tempo, inserendo nella Scena letteraria compositori come Giovanni Legrenzi, accademico eccitato e massima espressione del barocco musicale bergamasco; Giovanni Cavaccio, che operò alla corte di Baviera, a Roma, a Venezia e infine a Bergamo; e Cornelia Calegari, cantante e compositrice, poi monaca nel Convento di Santa Margherita di Milano con il none di Maria Caterina. Tutti questi aspetti dell’attività e degli interessi di Donato Calvi sono stati affrontati nel Convegno del 9 novembre 2013, il primo che Bergamo ha dedicato alla figura dell’agostiniano. Queste le relazioni pubblicate negli Atti: Lucinda Spera, Per una rilettura del Seicento. Tra accademie, libri e pubblico; Matteo Rabaglio, «Non cessa di mostrarsi singolare con varietà di componimenti». Donato Calvi, accademico e barocco; Rodolfo Vittori, «Raccolsi forbita et scielta libreria». Prolegomeni all’analisi della biblioteca di Donato Calvi; Mario Marubbi, Le misteriose pitture di palazzo Moroni. Donato Calvi e le arti; Marcello Eynard – Paola Palermo, Riferimenti musicali negli scritti di Donato Calvi; Giulio Orazio Bravi, Le fonti storiche di Donato Calvi per la redazione dell’Effemeride.