L’Archivio di Stato di Bergamo conserva un fondo documentario intitolato Questura di Bergamo, Persone pericolose per la sicurezza nazionale 1903-1943 (con antecedenti e susseguenti).
Il fondo è costituito da 3551 fascicoli intestati ad altrettante persone. La rilevanza delle informazioni contenute nella documentazione presente negli oltre 3500 fascicoli, ha portato alla progettazione di uno strumento che rendesse possibile la consultazione dei dati essenziali di ogni fascicolo per metterli a disposizione della ricerca storica. È stato così realizzato un archivio digitale, il cui impianto generale è stato ideato da Giorgio Mangini in collaborazione con Rodolfo Vittori, mentre il programma di gestione e consultazione è stato sviluppato dalla società MIDA Informatica di Bergamo.
A cura di G. Mangini, R. Vittori e Lucia Citerio sono poi state compilate, all’interno dell’archivio digitale, le schede nominative dei sovversivi con i rispettivi profili biografici, mentre la digitalizzazione di tutte le immagini fotografiche contenute nei fascicoli è stata realizzata da Gianpiero Crotti.
ll lavoro è un progetto del Centro studi Archivio Bergamasco, che ne ha condiviso gli intenti con
l’Archivio di Stato di Bergamo, l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, l’Università degli Studi di
Bergamo e l’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Bergamo, oltre che
dal Comitato Antifascista Bergamasco e dal Centro Culturale ‘Nuovo Progetto’ di Bergamo.
L’anagrafe dei sovversivi bergamaschi 1903-1943 è quindi uno strumento informatico che consente di ricostruire vita e attività di persone per lo più sconosciute alla ricerca storica.
Emergono vicende non solo di uomini e donne appartenenti a diverse forze politiche, ma anche di soggetti senzacollocazione ideologica, spesso ai margini della società.
Per tutti, rientrare nella categoria dei ‘sovversivi’ ha voluto dire fare i conti con gli apparati
polizieschi e giudiziari dello Stato italiano. Ne sono derivate esperienze di vita e di morte che
meritano di essere conosciute e studiate.
Cliccando sul link si accede al database: http://asb.midainformatica.it
Nell’immagine: Ritratto di Giacomo Matteotti (1885-1924), cm. 40,9×30, eseguito al carboncino da Ernesto Quarti Marchò, rinvenuto dagli ispettori di polizia il 2 giugno 1928 in casa dello zio del pittore, Giuseppe Quarti, sospetto sovversivo.