Progetto di valorizzazione territoriale
A cura di Alessandra Civai, Desirée Vismara
Roncobello, fraz. Baresi. Casa del notaio Bonetti, stüa
Perché la stüa? L’interesse per la stüa nasce da un recente lavoro condotto sul territorio di Roncobello in Alta Valle Brembana dove sono state rintracciate ben tre stüe, di cui due usate come studi notarili. Ma cosa è una stüa o stufa? La stua è l’ambiente tipico delle case delle aree alpine, quali la Valtellina, l’Alto Adige o il Trentino, ma diffuso anche in Austria e in Germania: era una sala riscaldata da una stufa (da cui il suo nome) e interamente rivestita di legno per mantenere il calore all’interno; la stufa veniva solitamente alimentata da un locale attiguo (generalmente la cucina). Non era solo un ambiente di rappresentanza legato alla vita privata, ma anche luogo di redazione di atti che interessavano l’intera comunità.
La seicentesca casa dei notai a Valleve con all’interno una stüa ancora conservata
E proprio gli atti notarili risultano essere fonti privilegiate per lo studio delle stüe in Alta Valle Brembana, tema trattato sporadicamente, ma mai stato approfondito per il Bergamasco; dallo spoglio degli atti notarili depositati presso l’Archivio di Stato di Bergamo, e in particolare dalle date topiche (ovvero l’indicazione del luogo dove il documento è stato redatto), sempre presenti in calce o all’inizio agli atti, emergono informazioni preziose sugli ambienti, sugli edifici in cui si trovano le stüe. Per la ricchezza di informazioni si stanno analizzando gli atti tra fine XVII e primi metà del XIX. Dallo studio preliminare effettuato finora si può affermare che le stüe erano proprie delle dimore dei maggiorenti delle varie comunità e che erano destinate a riunioni spesso con scopi politici o civili. Non sembra che in Val Brembana siano sopravvissute stüe pubbliche (è rimasta solo la documentazione cartacea della stüa antica nella casa cantonale Ca’ San Marco) in quanto i municipi sono di nuova costruzione.
Il progetto: iniziativa e scopi
Questo progetto è teso a recuperare e a salvaguardare un patrimonio esistente che corre il rischio di scomparire per sempre se non opportunamente conosciuto e apprezzato. L’attualità del tema sta anche nella riscoperta degli interni in legno: dopo l’ondata, a partire dagli anni Sessanta, degli chalet in muratura a uso di seconde case, oggi si torna a parlare di costruzioni in legno, secondo una visione globale del progetto che comprende orientamento, forma, materiali, impianti, tecnologia, finiture e arredi.
I primi risultati del progetto saranno presentati a maggio 2014 presso l’Archivio di Stato di Bergamo all’interno del ciclo di seminari di Archivio Bergamasco ente sostenitore del progetto. In questa sede interverranno le curatrici Desirée Vismara e Alessandra Civai. Altri soci del Centro studi collaborano per gli aspetti storici degli atti pubblici redatti nelle stüe.
L’auspicio è che i risultati dello studio, il cui termine è previsto per l’autunno 2014 , siano fruibili mediante pubblicazione cartacea o on-line. Poiché molte stue sono di proprietà privata, vogliamo che questo progetto, grazie al sito internet, sia un progetto aperto, cioè dove chiunque possa fare segnalazioni di stue ancora esistenti, anche in altre zone della provincia. Queste informazioni saranno di grande importanza per fare confronti stilistici.
A tal fine le curatrici mettono a disposizione i loro indirizzi mail.
Desirée Vismara azonca@libero.it
Alessandra Civai acivai@libero.it